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10/04/2023

Nonostante quello che sappiamo oggi sul fumo, si stima che un terzo dei maschi adulti sul nostro pianeta continui a fumare.

Contrariamente al pensiero di una pletora di consulenti di marketing e del colore, l’uso del Pantone 448 C non è un deterrente per le campagne contro il tabacco.

Dal 2016 ad oggi viene riproposto un articolo sul successo della campagna australiana alla lotta e del fumo grazie all'uso di questa tonalità di marrone verdastro.

Ma pochi forse hanno letto il libro del 2008 “Buyology, Truth and Lies About Why We Buy” in cui l’autore Martin Lindstrom, uno degli esperti di marketing più apprezzati al mondo, spiega chiaramente cosa non funziona.

Se a quattro anni dall’avio della campagna pubblicitaria,(secondo quanto dichiarato negli articoli pubblicati) circa 108mila persone in Australia hanno smesso di fumare, lo si deve probabilmente non solo a leggi restrittive, ma al trend dei paesi socialmente avanzati, all’educazione nelle scuole e al tema della salute sostenibile.

Cambiare i comportamenti.

Ricordo quando ero a San Francisco nel ’95 e la California fu definita all’epoca “area USA non fumatori”: questa reputazione il paese se la guadagnò quando diventò il primo stato USA a vietare il fumo nei luoghi di lavoro e negli spazi pubblici al chiuso (AB 13). Già da alcuni anni, grazie all’elevato costo dei pacchetti di sigarette (a partire dai 15 dollari)si offre un potente deterrente ad uno dei vizi più rischiosi per la salute.

Il “Marketing negativo” con il colore più brutto!

A partire dal 2011 il governo Australiano ha chiesto all’agenzia australiana GfK Bluemoon di eliminare la connessione emotiva positiva che i fumatori avevano con la loro sigaretta preferita e di trovare un colore che demotivasse l’acquisto del prodotto.Lo hanno fatto chiedendo ad un rilevante gruppo di fumatori quale fosse il colore peggiore per il packaging.

Sarebbe bastato verificare alcune ricerche pubblicate on line su scala internazionale tra il 2006 e il 2010 per avere la stessa risposta: tutte suggeriscono che le associazioni colore-emozione sono stereotipate, per cui i colori più sgradevoli sono i marroni verdastri e giallastri. 

Detto ciò, pensate ancora che il Pantone 448 C possa essere un deterrente al bisogno di consumo e dipendenza dalla nicotina? 

Ma andiamo oltre: aggiungiamo al pacchetto alcune immagini crude come foto di piedi e dita in cancrena, tumori al polmone, ulcere, cancro alla bocca e alla gola. 

Bene! Ora qualsiasi agenzia di marketing avrebbe assicurato il successo della campagna contro il fumo.

Perché non ha funzionato

I fumatori sono ciechi alle etichette dissuasive?

Usando la tecnologia fMRI e un campione di volontari fumatori tra USA, Inghilterra, Cina, Giappone e Germania, Linstrom condusse il più grande studio di neuromarketing dell’epoca (2004).

Ecco la risposta: “le etichette dissuasive - sia quelle più “morbide” dei pacchetti americani, sia quelle più brutali listate di nero dei pacchetti inglesi, così come le immagini crude di bocche, polmoni e arti devastati - in realtà avevano intensamente stimolato un'area del cervello dei fumatori, ovvero il nucleo accumbens, detto anche centro del desiderio”.

Di fatto la campagna antifumo incoraggiava i fumatori ad accendersi una sigaretta!

Miti da sfatare

É evidente che i metodi tradizionali di ricerche di mercato e i focus group non sono mai stati all'altezza del compito di capire che cosa pensano veramente i consumatori. Mentiamo anche con la coscienza di non mentire.

Cari colleghi consulenti del colore, per capire cosa pensano davvero i vostri clienti e come funzionano i prodotti, dovete attingere alle più recenti scoperte delle neuroscenze e conoscere i reali meccanismi di funzionamento del nostro cervello.


Autore: Federico Perin

Dopo un quadriennio all’accademia di belle arti sotto la guida di Fabrizio Plessi, Crescenzo Del Vecchio e Adriano Baccilieri e una specializzazione nel campo tessile, fa esperienza in una multinazionale come responsabile di produzione nel settore tessuti tecnici sportivi.
È qui che ha maturato una profonda conoscenza delle resine che, tuttora, usa in molte sue opere e nei rivestimenti di interni. È stato docente di tecnologia e disegno tessile negli istituti tecnici di Valdagno e Treviso.
Come consulente ha seguito progetti internazionali e creato ponti culturali per la realizzazione di certification authority in paesi del medio oriente.
È socio di IACC Italia, citata tra le 4 migliori scuole di colore al mondo dalla Fondazione Munsell. Con essa ne condivide i fondamenti e le contaminazioni nel campo dell’arte e dell’architettura. Vive attualmente a Treviso.

www.resinalab.com

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Nel grigio dipinto di grigio

2323/03/2023

Con grigio, nero e bianco (tinte acromatiche) il mercato automobilistico italiano copre quasi il 75 % delle vendite, quindi solo 1 persona su 4 compra un’auto colorata.

Guidare oh oh

Cantare oh oh oh oh

Nel grigio dipinto di grigio

Infelice di stare quaggiù … con te!


Come sarebbe stato il successo della canzone di Modugno se avesse partecipato con queste strofe al Festival di Sanremo? … a me, come a molti altri miei amici, è sempre piaciuto storpiare le canzoni da piccolo, … veramente lo faccio tuttora, chiedete a mia moglie @alessandrascomparin.


Il grigio secondo le statistiche di vendita delle auto sembra sia il colore il colore più “amato”, anche se come ben sappiamo il grigio rappresenta il colore dell’infelicità: sembra essere davvero il colore della depressione (aumenta il cortisolo), stando a una ricerca i cui risultati sono ora pubblicati sulla rivista BMC Medical Research Methodology. 

Il grigio è una tinta acromatica che di sicuro non ti fa volare, non ti fa sognare.

Se vedi arrivare qualcuno che aspetti con un’auto grigia, vestito in abito grigio, molto probabilmente i tuoi valori della serotonina (l’ormone della fiducia) scenderanno al punto tale da pregiudicare il rapporto o qualsiasi tipo di trattativa.

“Noi costruiamo la nostra realtà in base a come stiamo, a seconda della chimica che abbiamo in quel preciso momento” (cit. @paoloborzacchiello)

Con grigio/argento, nero e bianco (zero croma) il mercato automobilistico italiano copre oltre il 70 %, quindi solo 1 persona su 4 compra un’auto colorata. La situazione non è molto diversa anche negli altri paesi.

Le percentuali di scelta della colorazione bianca non è più di tanto influenzata per combattere il clima caldo delle regioni del sud.

Alcuni sostengono che l’acquisto di un’auto grigia/nera/bianca sia una scelta orientata dalla possibilità di rivenderla meglio sul mercato dell’usato dopo qualche anno.

Inutilitaria

Lo sviluppo di colori convenzionali e i processi di applicazione industriale hanno standardizzato la produzione di massa, nonostante le finiture bicolore fossero comuni negli anni ’50 e ’60.

Vi ricordate quando Giorgio Gaber negli anni ’60 cantava “Torpedo Blu”?

Che l’auto abbia perso tutto il suo fascino ormai ce ne siamo accorti da parecchio tempo. 

Oggi giorno l’auto non è solo un costo importante, ma è quasi un problema, una inutilitaria.

Il car-sharing sta crescendo soprattutto nelle grandi città dove i parcheggi sono introvabili e i garage costano al mq. molto di più degli appartamenti.

Per chi fosse ancora interessato ad “acquistare” un’auto, il colore degli interni e degli esterni potrebbe fare la differenza.

La sfida

Secondo il report annuale di PPG del 2021 le finiture bicolore e la personalizzazione degli interni stanno ritornando: (ri)conquisteranno il mercato?

Gli options di una volta sono diventati standard anche per le piccole autovetture, Conquistare il pubblico significa progettare un vestito che abbia colori di carattere, che crei una esperienza nella scelta, come era nella visione degli anni 50/60. Cari consulenti del colore ed esperti del brand sensoriale preparatevi! Il futuro dell’auto è molto più impegnativo di quello che possa sembrare.


Autore: Federico Perin

Dopo un quadriennio all’accademia di belle arti sotto la guida di Fabrizio Plessi, Crescenzo Del Vecchio e Adriano Baccilieri e una specializzazione nel campo tessile, fa esperienza in una multinazionale come responsabile di produzione nel settore tessuti tecnici sportivi.
È qui che ha maturato una profonda conoscenza delle resine che, tuttora, usa in molte sue opere e nei rivestimenti di interni. È stato docente di tecnologia e disegno tessile negli istituti tecnici di Valdagno e Treviso.
Come consulente ha seguito progetti internazionali e creato ponti culturali per la realizzazione di certification authority in paesi del medio oriente.
È socio di IACC Italia, citata tra le 4 migliori scuole di colore al mondo dalla Fondazione Munsell. Con essa ne condivide i fondamenti e le contaminazioni nel campo dell’arte e dell’architettura. Vive attualmente a Treviso.

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#mitidasfatare

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Colors & Factfulness ossia i colori e la visione basata sui fatti 

Quando una goccia d’acqua viene percepita come petrolio.

11-03-2023

  • 1. Quanto ci possono influenzare i colori nella lettura dei numeri e dei dati?
  • 2. Se la nostra concezione/percezione del mondo è errata, lo saranno pure le nostre supposizioni?
  • 3. Una conoscenza dei nostri Bias Percettivi oltre all’analisi (le regole empiriche della factfulness) sono in grado di orientarci meglio nella vita?


Se la risposta alla prima domanda, che riguarda i vedenti, è “molto”, le risposte alle altre due domande sono affermative e riguardano tutti noi indistintamente.


Il riferimento al libro di Rosling è evidente (“Factfulness” - Hans Rosling, 2018).


La presentazione vincente

Vi faccio un esempio: anni fa mentre frequentavo un corso prestigioso di Storytelling presso una università privata, il docente ci fece vedere la presentazione di uno studio basato sui numeri e come questi dati potessero strategicamente essere recepiti in una logica più umana e accattivante mantenendo alta la soglia di attenzione degli interlocutori. I dati riguardavano un progetto di salvaguardia delle risorse idriche del continente africano, una soluzione sostenibile alla desertificazione incessante. La riteneva una presentazione powerpoint vincente… era così, ma c’era un particolare che disturbava me e molti altri.


La potenza del colore

La slide clou parlava dei risultati: un aumento incrementale delle risorse idriche del continente africano e mostrava una goccia d’acqua che passava da un azzurro sbiadito quasi bianco, ad un blu molto scuro quasi nero. Risultato? Il dato più importante che saltava all’occhio portava dritto alla goccia nera, il simbolo del petrolio, ovvero una sostanza inquinante per eccellenza.

Quanto spesso sottovalutiamo la potenza del colore?

Più di quanto dovremmo. In realtà dovremmo tenere conto del fatto che le contaminazioni tra reazioni biologiche, simbologia e inconscio collettivo sono innumerevoli e senza ordine gerarchico (contrariamente alla piramide di Mahnke - 1996).


Le scorciatoie che dimentichiamo

Il nostro sistema evolutivo è legato alla sopravvivenza e correlato a due parametri fondamentali: il risparmio di energia e le scorciatoie. I colori sono una elaborazione del nostro cervello. Quello che vedi è l’utilità dei dati, ma non i dati reali.

Nell'ambito percettivo tutto ciò che conosciamo e riusciamo a “vedere” con i nostri sensi, siamo in grado di nominarlo. Ci siamo evoluti per una interpretazione della realtà che non è la realtà stessa, ma una sua proiezione. L’efficacia di questa proiezione è data anche dalla lettura dei colori.

Autore:

Federico Perin

Federico Perin

Dopo un quadriennio all’accademia di belle arti sotto la guida di Fabrizio Plessi, Crescenzo Del Vecchio e Adriano Baccilieri e una specializzazione nel campo tessile, fa esperienza in una multinazionale come responsabile di produzione nel settore tessuti tecnici sportivi.
È qui che ha maturato una profonda conoscenza delle resine che, tuttora, usa in molte sue opere e nei rivestimenti di interni. È stato docente di tecnologia e disegno tessile negli istituti tecnici di Valdagno e Treviso.
Come consulente ha seguito progetti internazionali e creato ponti culturali per la realizzazione di certification authority in paesi del medio oriente.
È socio di IACC Italia, citata tra le 4 migliori scuole di colore al mondo dalla Fondazione Munsell. Con essa ne condivide i fondamenti e le contaminazioni nel campo dell’arte e dell’architettura. Vive attualmente a Treviso.

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10-10-2022

Tutti i colori (tranne il bianco brillante) esistono in natura, quindi ogni Brand può rimanere unico e fornire un'esperienza personalizzata ai propri clienti ideali.

Non possiamo però essere sempre sottoposti a un bombardamento dei sensi durante l’arco della nostra giornata. L’ambiente in cui maggiormente passiamo il tempo deve ispirarsi ad un equilibrio naturale, bilanciato su quelle che sono le nostre attività di riferimento. L’indaco ad esempio, che favorisce concentrazione e riflessione, è il tono ideale in cui immergere il nostro spazio lavorativo. Trovare il bilanciamento tra le nostre attività quotidiane  e il colore aiuta alla nostra fatica quotidiana. 

Come Color Consultant non disdegno i momenti Clash, di grande impatto, ma li delego ad aspetti peculiari, ad accenti del vostro ambiente, a istanti particolari.


La nostra vita è talmente perfetta che vale la pena viverla appieno. Un po’ come tutti gli strumenti del nostro quotidiano che vanno usati, si consumano, cambiano la loro natura, diventano opere d’arte o oggetti vintage.


Il colore è la prima cosa che percepisci quando entri in una stanza e spesso parla più forte degli oggetti presenti in quello spazio. Ne siamo coscienti solo al 20%, ma gli effetti che il colore ha su di noi a livello emotivo ci può influenzare  positivamente o negativamente.

Nel campo della psicologia il colore è ancora oggetto di ricerche approfondite e non si può negare che tutti noi reagiamo e rispondiamo fisiologicamente e psicologicamente ad esso.


Quando scelgo i colori per gli interni di una casa prendo nota dei colori che il cliente non ama tanto quanto di quelli che gli piacciono.

Questo è il primo passo per capire come i clienti si sentono e se sono consapevoli.

È l'abilità del Color Consultant a guidare il proprio cliente verso una combinazione di colori equilibrata: trovare uno schema che permetta di sostenere tutte le sue emozioni e gli stati d’animo.

L'armonia cromatica è una sensazione piacevole alla vista. 

L’estrema monocromia come il “Total White”, porta all’apatia, a una sotto stimolazione, mentre all’estremo opposto, il caos cromatico, porta alla iper stimolazione. 

L'armonia è una ricerca dell’equilibrio dinamico in cui il Clash ossia l’accento, è legato ad un oggetto, ad un piccolo spazio.

Il nostro cervello rifiuta la maggior parte delle informazioni iperstimolanti. Tuttavia rifiuta anche ciò che non può organizzare e ciò che non può capire. L'armonia dei colori offre sia interesse visivo che un senso di ordine, un piacere.


Cosa fa un Color Consultant?


Il Color Consultant è un professionista certificato complementare alla figura dell’architetto e dell’interior designer. Diventa essenziale qualora si tratta di fare scelte complesse in ambito di edifici scolastici, ospedali, RSA, poiché una scelta cromatica sbagliata può provocare malessere e comportamenti irritanti. L’ analisi del colore diventerà presto uno strumento essenziale per una nuova normativa sulle barriere architettoniche e per il superamento di fattori discriminanti  che influenzano almeno il 10 % della popolazione mondiale.


5 ottime ragioni per rivolgerti ad un Color Consultant

Il Color Consultant

    1.    pone fine alle discussioni sull’opinabile e su quali colori dovrebbero essere usati, dove e in quale proporzione. Assecondare un dibattito soggettivo con il cliente è il primo passo verso il caos.

    2.    Crea risultati coerenti e riproducibili: intuire il clima cromatico non basta; con lo studio del colore attraverso la psicologia e la fisica applicata si ottengono sempre risultati coerenti.

    3.    Unisce l’ergonomia del colore ad una logica razionale: conoscere lo spazio comportamentale significa capirne  l’usabilità e la sua storia.

    4.    Comprende il perché delle combinazioni di colori e il come possono avere effetti specifici sul benessere delle persone: trova quindi l’armonia cromatica tra il colore dominante, il subdominante e l’accento.

    5.    Valuta con strumenti di analisi le scelte dei clienti e il significato dietro le loro preferenze

29-04-2022

Cromatismi apparentemente insignificanti che ti cambiano la vita.


Alice: Per quanto tempo è per sempre?

Bianconiglio: A volte, solo un secondo.

(Alice nel paese delle meraviglie)



WOW  - l’accento, l’impatto clash.

Quante volte ci soffermiamo ad ammirare un tramonto in cui le nuvole si riempiono di sfumature dal rosa tenue all’arancione polvere in un contrasto di che va dal turchese al blu notte … rimaniamo estasiati e subito CLICK scattiamo una foto. 

In quei brevi momenti i nostri occhi si sgranano, la nostra bocca resta semi aperta se non del tutto spalancata e il nostro battito cardiaco accelera. È pura emozione, i colori sono estremamente saturi con un contrasto complementare molto sofisticato, è l’effetto WOW!

Grazie al cielo” questi momenti clash occupano uno spazio brevissimo della nostra giornata (poco più di mezzora) a patto che ci sia una condizione atmosferica ideale e che non sia completamente nuvolo. Il perdurare di queste condizioni ci potrebbe all’ansia.

Nel mondo del marketing queste condizioni emozionali possono essere create ad hoc. Dai dati statistici di svariati studi emerge in maniera lineare che 

    •    fino al 85% gli acquirenti considerano il colore il motivo principale per cui effettuano un acquisto, che si tratti di un prodotto, della scelta di un bar o di un ristorante o di oggetti per la casa.

    •    L'80% dei consumatori crede che il colore aumenti il riconoscimento del brand.

    •    Il 93% dei consumatori considera i fattori visivi come i fattori più importanti quando effettua un acquisto.


Nel Marketing dell’esperienza, dove il colore è determinante, l’emozione diventa merce ed è usata per orientare le scelte dei prodotti e del suo relativo Brand.


Un esempio dell’esperienza di architettura WOW è il Saguaro Hotel di Palm Springs: una festa cromatica di tinte sature e fluo che coinvolge sia la facciata esterna che le pareti interne oltre gli arredi. Il Saguaro Hotel (https://www.instagram.com/explore/tags/saguaropalmsprings/) per questa sua caratteristica risulta essere nei top Hotel più instagrammato al mondo. 

Lolo” (https://www.lolosf.com) è uno dei miei ristoranti preferiti a San Francisco. Non solo amo la loro interpretazione giocosa della cucina jaliscana-californiana, ma mi diverte passare alcuni attimi della giornata a gioire dell’intensità dei suoi pazzi contrasti di colore.


Autore

Federico Perin 

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